Quali interessi contro il mercato ortofrutticolo?
«I dettaglianti ne sentono l’esigenza, ma non fanno pressioni per un senso di sfiducia verso gli amministratori che da oltre quarantanni non hanno fatto nulla per realizzarlo» – dice Celeste Selinunte – segretario provinciale della Confesercenti.
Pubblichiamo l’articolo sul mercato ortofrutticolo scritto dal dott. Mimmo SCarcella e pubblicato sul numero di Novembre de La Voce Indipendente.
Trapani non ha un mercato ortofrutticolo Comunale ed a pagarne le spese sono tutti: i cittadini, che pagano la frutta mediamente un 30% in più di Palermo; i grossisti, che debbono sopportare maggiori spese di trasporto; ma più di tutti gli agricoltori (“siniara”) che non avendo un punto mercato dove portare il prodotto e dove conservarlo, sono costretti a venderlo ai commercianti all’ingrosso che fanno il prezzo che vogliono.
Quali sono le strutture attualmente dove si vende il prodotto all’ingrosso?
Vi è una cooperativa L.O.T. su un’area attrezzata alla meno peggio in via Cap. S. Fontana che viene chiamato mercato “ranni”. Vi è poi la S.C.O.T., anch’essa cooperativa, che in un’area privata sita in via Virgilio funge da mercato ”nico”.
Vi sono poi alcuni grossisti (Vielle, Porracchio e Vulpitta ed altri che in varie aree della Città e della periferia hanno le loro sedi).
Manca, insomma, un luogo d’incontro di tutti gli operatori.
Quali sono i disagi? Non c’è un orario di apertura per cui di fatto gli orari sono incredibili: s’inizia all’una di notte e s’interrompe alle dieci per riaprire nel pomeriggio alle 15 circa.
Il dettagliante per approvvigionarsi della frutta migliore e scontare il miglior prezzo, è costretto a fare il giro in orari impossibili dei vari punti vendita; i produttori che, non essendoci strutture adeguate, preferisce vendere il prodotto alla prima occasione o conferirlo alle due cooperative.
Il cittadino che è il consumatore finale finisce per pagare un “bene” di prima necessità a prezzi maggiori degli altri luoghi.
«Non credo che sia un problema di mafia, quanto invece una carenza di interessi verso i cittadini da parte dei politici, che sottovalutano il problema. Questo mi è sembrato di cogliere dagli incontri che ho avuto con consiglieri comunali ed amministratori» – afferma il segretario Selinunte.
Ai disagi sinora evidenziati, vanno aggiunti la carenza di controlli sanitari sui prodotti, ed il grave stato di disagio in cui versano i nostri produttori.
Il risultato finale è che un prodotto pagato 50 centesimi al produttore arriva ad essere venduto al minuto anche 3 euro.
A questo punto sorge spontanea una domanda: come mai Trapani, nonostante il grande bacino di consumatori (oltre 120.000 abitanti comprendendo i Comuni limitrofi), non ha un Mercato ortofrutticolo all’ingrosso comunale?
E’ solo questione di “apatia” e “disinteresse” o dietro ci stanno “interessi” ed “equilibri” che non vale la pena infrangere, o si ha paura?
Se non è problema di mafia o di interessi particolari, perché si permette a pochi operatori di fare il bello ed il cattivo tempo a danno degli agricoltori?
E dire che l’interland trapanese comprende centinaia di produttori agricoli di ortaggi, verdure, melloni, di aglio, di fragole e frutta.
Strana città Trapani: manca di servizi pubblici essenziali, ma s’impegna ad organizzare regate veliche!