Marco Ferrando (PCdL): Stop alle elezioni coi padroni
PALERMO – Rifondazione entra nel Governo e si crea uno spazio alla sua Sinistra. A Palermo si è svolto un attivo per dare fondamenta al Progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico. Era presente Marco Ferrando. Ecco cosa ci ha detto.
Marco, perché nasce il Partito Comunista dei Lavoratori, e perché nasce oggi?
«Nasce per candidarsi a rappresentate le ragioni dei lavoratori, delle classi subalterne di questo Paese, a fronte della ricollocazione di Governo di tutto il resto della Sinistra italiana, dentro un compromesso coi rappresentanti delle classi dirigenti del Paese. L’esperienza dei primi 120 giorni del Governo Prodi-Padoa Schioppa e cioè l’esperienza del rifinanziamento delle missioni militari, delle nuove finanziarie di sacrifici e la migliore riprova delle ragioni che sono alla base di questa nostra scelta».
Rifondazione, con la propria entrata nel Governo entra in crisi ed ha un vero e proprio collassamento, sia di credibilità elettorale sia di condivisione da parte della base.
«E’ indubbio perché è un Partito che, nel corso della sua storia, ha raccolto dentro di sé tante istanze di cambiamento, un Partito che si è costruito attorno ad un’immagine di forza alternativa rispetto all’ordine esistente e quindi si trova in pesante contraddizione col senso comune di tante parte del suo corpo militante nel momento in cui vota i ticket sanitari sul pronto soccorso, vota i nuovi tagli all’istruzione pubblica, vota l’aumento delle spese militari, come previsto da questa finanziaria. La sua crisi è il prodotto di questa contraddizione.
Non a caso tanti compagni di Rifondazione comunista si stanno staccando dal Partito e stanno guardando al Partito Comunista dei Lavoratori come proprio possibile approdo».
Quali sono i principi sui quali si base l’adesione al Partito Comunista dei Lavoratori?
«Ruotano attorno ad un concetto di fondo. Un Partito Comunista è tale se il suo comunismo non è semplicemente un simbolo elettorale, una falce e martello, una bandiera, una memoria nostalgica del passato, un sentimento critico rispetto verso il capitalismo; Il Partito Comunista è tale se il suo Programma è quello della costruzione di un altro ordine di società e quindi il rovesciamento dell’ordine capitalista, alla messa in discussione del dominio capitalistico sulla società, cioè alla messa in discussione della vera e propria dittatura che un pugno di grandi imprese e grandi banche esercita sulla vita economica di questo Paese, e indirettamente, sulla vita politica di questa Paese. Questo è il nostro Comunismo che vogliamo rifondare».
Come si rapporta questo nuovo soggetto politico con l’attuale Centro-Sinistra?
«Per noi è necessaria la difesa dell’autonomia di questo progetto anti-capitalistico da ogni compromissione con le forze della borghesia, nazionale e internazionale. Per un Partito comunista che persegue da questo obbiettivo è del tutto impossibile, per principio, far parte di un Governo diretto dai portavoce delle grandi imprese e delle banche. La collocazione naturale di un Partito comunista che lotta per un’alternativa anti-capitalistica è quella di Partito di opposizione rispetto ai comitati d’affari delle classi dirigenti. Fuori da questa base di principio c’è l’eterno ritorno delle logiche di compromesso. Non vogliamo ripercorrere questi sentieri».
Ma non si rischia, così, di riconsegnare il Paese a Berlusconi?
«Questo rischio è alimentato, giorno dopo giorno, dall’attuale politica del Governo di centro-sinistra. Proprio in quanto rappresentante dei poteri forti della società, sta sviluppando politiche contro i lavoratori, e rompendo con la propria base sociale finisce, esso stesso, per spianare la strada al ritorno delle Destre».