Ma la montagna partorisce il topolino
Per l’ex-del centrosinistra De Santis, resterebbero due strade: quella – in salita e piena di incognite personali – di “sollevare” e guidare un nuovo e vero “movimento” popolare che si contrapponga all’attuale politica-politicante, ovvero quella – più semplice e foriera di risultati personali – di entrare in un Partito. De Santis, purtroppo, per noi, ha scelto la strada più semplice.Lui, infatti, spiega «non vuole essere l’ennesimo vessillo dell’antipolitica populista». Il suo obiettivo a medio termine, scrive ancora nel “manifesto politico” è quello di aderire «ad un soggetto politico di più ampio respiro. L’area politica di riferimento è quella moderata legata alla tradizione cattolico-democratica e riformista, che guarda con attenzione a chi lavora per il consolidamento delle autonomie territoriali e del decentramento amministrativo».
Insomma, leggesi M.P.A.
Ma di quale decentramento amministrativo, tuttavia, sta parlando De Santis? Da Presidente della Commissione Statuto ha prima fatto inutilmente trascorrere cinque anni senza realizzare il necessario Regolamento per i Consigli di Quartiere (rendendo impossibile la loro elezione, per come invece previsto dall’attuale Statuto comunale) per poi nel verbale finale della Commissione scrivere «Appare, nella sostanza, inattuabile, in quanto non sostenibile economicamente e a livello organizzativo, l’attivazione delle circoscrizioni di decentramento (Consigli di Quartiere, NdR)».
De Santis, ancora lui, non Beppe Grillo, denuncia che, in Consiglio comunale, «spesso l’interesse di pochi mortifica i diritti e le aspirazioni di molti». Tuttavia, lui preferisce semplicemente cambiare Partito. Crede, forse, che, in un’altra “Casa”, le proprie aspirazioni di ricoprire una poltrona più “grande” non saranno bloccate dal deputato di turno?