Il business del fido compagno
Un problema, quello del randagismo, che non è ancora stato affrontato, a Trapani, in maniera determinata, al di la delle dichiarazioni programmatiche del primo cittadino.E’ di tutta evidenza che la soluzione al problema è rappresentata dalla totale sterilizzazione dei randagi, al fine di impedirne l’indiscriminata riproduzione, e dalla lotta serrata ai nuovi abbandoni tramite l’anagrafe canina.
Un impegno a cui, tuttavia, l’Amministrazione non ha riversato le necessarie risorse.
Secondo i dati fornitici dal settore territorio e ambiente del Comune, nel servizio di accalappiamento, a Trapani, sono impiegate tre sole persone che in un anno, il 2006, hanno accalappiato appena 168 cani, praticamente 0,46 cani al giorno e 0,15 cani al giorno per ogni impiegato: praticamente niente.
Tali animali, successivamente, dopo la sterilizzazione sono stati in parte – dopo la sterilizzazione – reimmessi sul territorio (103), in parte affidati ai privati cittadini che ne hanno fatto richiesta, previo contributo comunale (53), il resto rinchiuso nei canili: quello comunale che accoglieva, al 31 dicembre scorso, compreso i cuccioli, 75 cani, e quello privato del Mimiani che di animali ne accoglieva, invece, 66.
La scelta dell’accoglimento nel canile del randagio non è indolore, nè per le casse comunali, nè per gli animali.
Il Comune, infatti, affronta cospicue spese per il mantenimento degli animali, sia presso il canile convenzionato (3,084 euro al giorno, iva inclusa, per ogni animale trattenuto, quindi circa 74.000 euro annui), sia presso quello comunale (12.000 annui per il mangime e 60.000 annui per le spese di pulizia della struttura).
Una prigionia, comunque, dicevamo, che non risulta indolore per i nostri amici: gli Uffici confermano il decesso, nel solo 2006, di 46 cani nel canile comunale e di 3 in quello convenzionato.
Intanto, in assenza di una particolare azione repressiva da parte della Polizia Municipale (che non ci ha comunicato il numero delle multe comminate nel 2006 ai trasgressori delle norme sull’anagrafe canina), il randagismo continua a preoccupare. Eppure basterebbe la collaborazione dei veterinari privati, come previsto dalla legge 15/2000, art. 3 , commi 6 e 7.