La casa del tram
Dell’importanza degli antichi capannoni ex S.A.U. di Via degli Stabilimenti, l’associazione Ar’raìs aveva già accennato in queste pagine molto prima del decisionismo dell’amministrazione Fazio. Non volendo ripetere cose già dette, sintetizzo le differenti posizioni nel merito.
L’associazione difende il patrimonio rappresentato dalle vestigia materiali ed immateriali della storia industriale locale; il sindaco individua nella demolizione la strada più breve per capitalizzare un immobile improduttivo del Comune (con la motivazione del degrado ambientale e del pericolo di crolli) rimanendo insensibile alle motivazioni culturali presentategli che in molte città italiane hanno caratterizzato la valorizzazione degli antichi luoghi del lavoro.
Il valore storico delle ex autorimesse, sede ai primi del Novecento dell’Anonima Società Tramway (vedi foto pagina accanto), non è dato dalle particolari opere monumentali ma dall’affermato concetto di bene culturale, poiché rimane tra gli ultimi testimoni architettonici del progresso industriale di una Trapani con la linea ferrata urbana che oggi non è più esistente.
Il concetto storico è riportato nel vigente Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che in questi casi tutela ope legis il patrimonio pubblico avente valore di civiltà, quindi la distruzione delle eredità materiali con più di cinquantanni può avvenire soltanto dopo una dettagliata relazione da parte degli uffici competenti. L’analisi sul loro valore contempla l’unicità, la testimonianza di cultura materiale, le caratteristiche delle tecniche costruttive.
La città ha compreso la valenza culturale dell’azione intrapresa nel difendere la vecchia “Casa del Tram”, come è ricordata dagli anziani, aderendo con le segnalazioni di numerosi cittadini, di dodici consiglieri comunali di entrambi gli schieramenti, del Liceo artistico statale.
I suggerimenti per la destinazione dei vecchi capannoni sono stati i più svariati: mercatino rionale, laboratori d’arte per il liceo, parco giochi per i bambini del quartiere. L’amministrazione comunale invece ha dato seguito alla gara a trattativa privata per demolire circa 6.000 metri cubi (quasi tutto), per poi realizzare un parcheggio provvisorio (ma non esiste un piano del traffico?), dopodiché decidere cosa fare dell’area libera dal consistente valore immobiliare stimabile in due milioni di euro.
Ne deduciamo che gli errori di forma sono due: il primo è non considerare le ex autorimesse patrimonio storico della città così come è stato fatto per il Bastione dell’impossibile, il secondo non ricorrere allo strumento del Con-corso di Idee per dar seguito ad un progetto di finanza o alle società di trasformazione urbana. Il Comune potrebbe essere partner azionario con la quota del valore dell’area.
Quest’ultima opzione, ad esempio, sta avvenendo a Milano per la riqualificazione dell’ex area Falck su progetto di Renzo Piano, che prevede il mantenimento di alcuni manufatti delle vecchie acciaierie all’interno di una cittadella a forte connotazione tecnologica e con molto verde pubblico.
Altro esempio di riuso a servizio della città sono le ex scuderie della Birreria Peroni di Roma destinate al Macrom, il museo d’arte contemporanea comunale: 30 posti di lavoro, spazi affittati per mostre internazionali, seminari delle università, ristorante, book shop, migliaia di visitatori, bilanci in attivo.
Il recupero delle antiche autorimesse dei tramway (con i muri in pietra, le antiche capriate di legno e la gigantografia in anastatico blu del disegno di un tram conservato nell’archivio comunale), in conclusione, rappresenta una grande opportunità per Trapani.