Caso Bondì: Ad Erice, al piacere non c’è prezzo
ERICE (TRAPANI) – Francesco Bondì, il simpatico omaccione palermitano che ha fatto di Erice la sua seconda casa e lì ha stabilito la sua attività imprenditoriale, non ha pace. Si sente vessato dalle Istituzioni. La vicenda è nota. Nell’estate del 2010 il suo è stato un “caso”. 55 verbali subiti dagli ausiliari del traffico di Erice (concessionaria SOES). Tutti a Piazza Carmine, nella vetta del monte. In quello che lui chiama, a ragione, la “tonnara”. Dove i “tonni” sono gli automobilisti ingiustamente vessati e multati ed i “rais” sono le istituzioni comunali.
Ma mentre gli altri automobilisti pagavano le multe, per quieto vivere piuttosto che per convinzione, lui, Francesco Bondì, uno dei primi obiettori di coscienza in Sicilia, sceglieva la via della protesta e dei ricorsi.
Le provò tutte. Incontrò i consiglieri comunali, il difensore civico. Scrisse al Comandante dei vigili urbani, dott. Giacomo Ippolito. Chiese udienza (vedendosela incredibilmente denegata) al sindaco Giacomo Tranchida. Lanciò appelli dalla stampa. Costituì, con altri sventurati, un Comitato di lotta. Nulla da fare. Allora, colla collaborazione del suo legale, l’avv. Nino Sugamele, si rivolse al Giudice di Pace prima ed al Prefetto dopo.
Ed ha avuto ragione, entrambi gli Organi gli hanno dato ragione. Le multe non erano dovute, erano illegittime.
Tuttavia il Giudice di Pace Dr. Giovanni Vinci, nella sentenza n. 141 del 24 maggio 2011, ha deciso di compensare le spese: insomma la “battaglia” legale a Bondì è costata oltre 4.000 euro, fra spese legali e bolli.
Quello che contesta Bondì, che ha presentato appello contro la compensazione delle spese, in tale sentenza, che lui chiama la «stangata» piuttosto, è il «giudizio morale» del Dr. Vinci. Il Giudice di Pace, piuttosto che stigmatizzare l’operato, l’arroganza, la presunzione, della Pubblica Amministrazione di Erice – secondo Bondì – ha penalizzato colui che chiedeva Giustizia. Ha penalizzato il cittadino che si rivolgeva, con fiducia, alle Istituzioni.
«Il ricorrente ha chiesto la rivalsa delle spese. Questo giudicante – scrive il Giudice di Pace Dott. Giovanni Vinci nella sentenza – non può sottacere il comportamento di quest’ultimo che, pur a conoscenza che gli ausiliari del traffico e la polizia municipale di Erice sostenevano che egli non potesse collocare la propria autovettura la dove la posizionava, pur tuttavia, imperterrito, ha continuato a farlo intraprendendo un braccio di ferro che, se provata la illegittimità del suo comportamento sarebbe stata sanzionato. Ha adottato il principio del ‘al piacere non c’è prezzo!’ Non sapeva, infatti, quale sarebbe stata la decisione del Giudice. Questi non condivide questo atteggiamento, avrebbe preferito che prima si stabilisse la legittimità o meno della collocazione dell’autovettura fuori dagli stalli di sosta e, quindi, il conseguente comportamento».
Conseguentemente, il Dott. Vinci, pur accogliendo «l’opposizione presentata da Bondì Francesco avverso i verbali in premessa della Polizia Municipale di Erice» (cioè, pur annullando le multe) decideva per la compensazione delle spese.
Un Giudizio, quello del Dott. Vinci, che non ammette che un cittadino debba avere una propria convinzione, una propria scala di valori, e non debba opporsi, in tutte le forme legali, a quelle che considera vessazioni. Ma che debba subirle, salvo poi – col tempo, quando la “battaglia” per la legalità non ha piu’ senso – sentirsi dire che “aveva ragione”.
Tuttavia, dopo la sentenza del Giudice di Pace, oggi giunge quella del Prefetto – la n. 375 del 20 luglio 2011, trasmessa a Bondì con nota del 6 settembre 2011 da parte del Comando della P.M. di Erice – che conferma che Bondì nella sua “convinzione” aveva ragione. Un motivo in piu’ perché egli riceva le scuse, promesse e mai presentate dal comandante della Polizia Municipale di Erice, dott. Giacomo Ippolito, nonché il rimborso delle spese legali per avere Giustizia.
Ma da Erice, sia dal Comando dei vigili e dall’Ufficio del sindaco Tranchida, continua a giungere solo il rumore del silenzio. L’unico gesto, di auto-condanna del Comandante Ippolito, è la recente installazione, sul “luogo del crimine”, la “tonnara” di Piazza Carmine, dei cartelli di divieto di sosta. Ora, sì, che non si può piu’ parcheggiare lì!