L’appello di Ciampi non arriva a Trapani
Imperversa un’onda anomala propagandistica che rischia di travolgere tutto e tutti. Ma tant’è! Lavaggio del cervello? Ma no! Solamente manipolazione della realtà.
Mica è colpa dello stratega della comunicazione politica se poi la gente ci crede per davvero?
Ed in effetti la colpa non è dello stratega, ma di quanti si prestano consapevolmente a questo gioco.
Ma per avere un’idea ancorché approssimativa di quello che sta succedendo e di quello che succederà, basta prestare attenzione non ai programmi delle TV nazionali, agli editoriali delle testate nazionali e così via, quanto a quello che sta accadendo a livello locale.
Parto dal territorio dove abito: Trapani. Terra di note tradizioni azzurre, che, in queste ore si prepara alla bagarre elettorale. Confesso che sono rimasto disgustato da come, in poche ore, la città si sia attrezzata al meglio per rispondere “eccomi” al fischio del ras locale del partito del portatore nano di democrazia.
Una convention in cui ben visibili impinguavano la corte direttori di redazione, giovani rampanti giornalisti e vecchi scafati cronisti.
Così il martellamento sui prodigi veri e soprattutto presunti del senatore in questione (divertitevi a scoprire il suo nome) è iniziato dagli schermi dell’unica emittente locale rimasta che, di fatto, ha ora il monopolio della disinformazione.
Quindi, l’indomani e a raffica, pagine su giornaletti locali, sull’edizione locale di giornali regionali, sulle emittenti radiofoniche, in un crescendo mediatico volto ad osannare l’illustre trapanese.
Alla faccia di Ciampi, dei suoi richiami che, a quanto pare, valgono, o meglio, dovrebbero valere solo per RAI, Mediaset e La7.
Ciampi ha richiamato, prima degli editori, gli operatori ed i professionisti dell’informazione, se ancora ci sono, ad “alzare la schiena e tenerla dritta” a rispettare il codice deontologico e le leggi anche se ancora non si sono sciolte le camere. Ma non c’è deontologia che tenga: il servilismo è totale.