Piano Regolatore Generale: della città e del coraggio
La città di oggi vive un momento cruciale per il suo destino: l’adozione, dopo più di vent’anni, di un Piano Regolatore Generale e la realizzazione delle opere strutturali nell’area portuale legate alla competizione velica internazionale. Quali che siano l’impianto dello strumento urbanistico generale e l’esito dell’evento sportivo, lasceranno un segnale importante, in positivo o in negativo, con i quali Trapani dovrà fare i conti per i prossimi decenni. Amministratori e cittadini, nessuno escluso.
Del P.R.G. ad oggi è conosciuto soltanto il ridimensionamento della popolazione nei prossimi dieci anni, quindi il fabbisogno abitativo. Nelle more dell’iter consiliare, aspettiamo di conoscerne la filosofia, il sistema delle ricadute con i centri conurbati e viciniori, l’impalcato della perequazione.
Di certo i prossimi amministratori più che con l’edilizia privata, dovranno misurarsi con le opere pubbliche e gli scenari di maggior responsabilità e portata. Le scelte non riguarderanno soltanto la realizzazione delle infrastrutture primarie e secondarie, ma l’insieme della pianificazione particolareggiata, della tutela del territorio, della riqualificazione della città costruita, della vivibilità e sicurezza dei cittadini. Altro aspetto riguarderà la capacità d’attrazione di capitali privati nel contesto che prima o poi dovrà adeguarsi e misurarsi con i nuovi scenari europei e mediterranei.
In un recente convegno internazionale di urbanistica tenutosi a Palermo, si è parlato del maggior coraggio nel costruire piuttosto che nel conservare. Opinione condivisibile soprattutto nella nostra realtà dove da anni non si realizza un’opera pubblica riconducibile allo status di città.
Dei lavori per la Vuitton Cup, va reso il merito di aver sbloccato il limbo di tante opere primarie ferme nei cassetti della burocrazia. A noi cittadini arrivano dati confusi circa la programmazione delle opere infrastrutturali in calendario e sul “restyling” del fronte a mare da realizzarsi con i fondi straordinari per la manifestazione. Nel frattempo gli abitanti del centro storico, pagano sempre più la carenza dei parcheggi, il disagio di una mobilità stravolta e poco segnalata.
Prendiamo atto che il porto non è più considerato lo zerbino sotto il quale nascondere i rifiuti della città, che Trapani assurgerà alle cronache sportive mondiali, che dopo la battaglia delle Egadi, i bombardamenti americani, nelle nostre acque si svolgerà una reale competizione pacifica do-po quella del mito virgiliano.
Proveremo a spiegare ai nostri ospiti la città storica spopolata, la città millenaria raccontata da gigantografie fotoplastiche virtuali come una “location” di un reality di periferia.
Diremo che non abbiamo avuto il tempo di “sistemare” il fronte a mare di Tramontana perché non c’era abbastanza plastica e che avremmo accompagnato volentieri i viaggiatori lungo i percorsi guidati del barocco e delle vie del liberty. Faremo del nostro meglio nel raccontare il genio del paesaggio, nell’accoglienza delle nostre tavole imbandite di cous cous, nel dire quanto siamo sfortunati e abbandonati, che non abbiamo un teatro ma presto ne avremo uno in un ex ospedale tardo barocco, che arriveremo in migliaia in funivia nell’eremo ericino di trecento abitanti e che il principe di Salina nel Gattopardo aveva previsto tutto, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.