Funivia a rischio: E’ in Zona R4
“Sono state individuate due zone soggette a rischio molto elevato (R4) … e precisamente: Area di forma trapezoidale posta ad est dell’ex stazione funivia e della palestra e della via Capua …”. Così riporta la “relazione d’istruttoria”, redatta dal geologo Giuseppe Baiata, ed allegata al decreto dell’Assessorato Territorio Ambiente 18 agosto 2003 avente come titolo “Aggiornamento del piano straordinario per l’assetto idrogeologico del territorio comunale di Erice”. L’area R4, di cui stiamo parlando e dove esiste un particolarmente elevato rischio d’esondazione, è quella dove sono stati installati i piloni 2 e 3 della nuova Funivia Trapani-Erice.
Per uscire dal linguaggio tecnico, secondo il DPCM 29.09.1998, la zona R4 è quella nella quale “sono possibili la perdita di vite umane, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture”, in tali aree, inoltre, “sono consentiti esclusivamente: gli interventi idraulici volti alla messa in sicurezza delle aree a rischio“ o, anche, “la ristrutturazione delle infrastrutture pubbliche riferite a servizi essenziali e non delocalizzabili”, a condizione che gli interventi vengano “corredati da un adeguato studio di compatibilità idraulica che dovrà ottenere l’approvazione dell’Autorità idraulica competente”.
Viene da domandarsi, pertanto, se la funivia Trapani-Erice fosse un’opera essenziale, e comunque se non sarebbe stato possibile spostare la linea in area più sicura. E se è stato predisposto lo studio idraulico, previsto dalle norme.
Tutte domande, tuttavia, che l’Amministrazione provinciale non si è posta, poiché il decreto, che inserisce in zona R4 i piloni 2 e 3, è successivo alla data di approvazione, da parte della stessa Giunta Provinciale (delib. 432 dell’8 novembre 2002), del progetto esecutivo per la “Realizzazione della Funivia Trapani-Erice”.
Oggi, ad opera quasi conclusa, resta la decisiva domanda. L’opera è sicura? Ci sono rischi per chi viaggerà? La Provincia di Trapani ed il Comune di Erice sono a conoscenza della situazione? Perché non l’hanno resa pubblica? Sono state compiute analisi ed elaborazioni sufficienti ad individuare le tipologie d’interventi da realizzare per la mitigazione o rimozione dello stato di pericolosità? Sono stati programmati e progettati i necessari interventi strutturali?
Giulia Adamo ed Ignazio Sanges, prima di inaugurare l’opera in pompa magna, magari alla presenza del premier Berlusconi, devono dare delle risposte.
Non vorremmo ritrovarci, tra qualche anno, con uno o due piloni della funivia inclinati e la funivia di nuovo chiusa, con buona pace dei turisti.
La situazione tecnica
Certo è che già dalla prima perizia fatta nel Marzo 2001 dalla K&M di Palermo veniva fuori che la zona dove doveva sorgere la funivia era caratterizzata da un primo strato detritico che potremmo, per chiarezza, individuare come formato da pietrisco frammisto ad argilla ed abbastanza poroso, che poggiava su un substrato di limi, (uno strato d’argille compatte, di aspetto simile alla roccia ma che roccia non sono in quanto presentano uno stato di friabilità assai elevato).
Il rischio di esondazione si ha, infatti, in presenza di terreni dove la porosità del terreno del primo strato permette all’acqua piovana di infiltrarsi al suo interno e, data la presenza di argille e all’inclinazione del terreno, fa si che si crei un effetto scivolo del primo strato sul substrato anch’esso argilloso, creato un effetto frana che prende il nome, appunto di esondazione.
La presenza di due valloni naturali, in pratica due canalette scavate naturalmente dall’acqua nel corso del tempo, fungeva da “via di fuga” per l’acqua piovana che così non si infiltrava e scendeva a valle. La forte antropizzazione della zona, così come in tutte le aree dove l’uomo è presente, ha reso meno efficace l’opera di questi valloni rendendo necessari, come dice il decreto assessoriale, “opere di regimentazione idraulica”.