Fusione Trapani-Erice: Le firme solo un bluff?
Poteva sembrare il solito convegno di facciata – quello svolto domenica 28 agosto al Cinema Vittoria di Erice – dove si parla tanto e non si dice nulla di nuovo.
Sta di fatto che le dichiarazioni “fuori dai denti” ci sono state, e pesanti, e, soprattutto, sono giunte da parte di chi non te l’aspettavi.
«Non usiamo un giudizio di merito sull’operato delle amministrazioni comunali di Erice e Trapani per argomentare la bontà della fusione», ha tenuto a premettere, PierVittorio Dimitry, Presidente del neonato “Comitato per Erice” nell’aprire la conferenza.
Quindi ha aggiunto «L’Amministrazione comunale di Erice non ignori l’irrazionalità del territorio, non sia cieca, spiani la strada ad un referendum consultivo».
Col suo intervento, il prof. Giovanni Tranchina si è chiaramente schierato contro quella che lui stesso ha definito «un’operazione di pietosa eutanasia di un Comune, per alleviare le tribolazioni, che ci sono, che sono sotto gli occhi di tutti».
Ignazio Sanges, sindaco di Erice, è andato subito giù pesante smontando la motivazione su cui si basava la proposta del senatore D’Alì, compagno di partito, ovvero la convenienza economica derivante dalla fusione: «Il Comitato “Una Grande Città” ha agitato la carta dei trasferimenti erariali aggiuntivi che, come d’incanto, avrebbero risolto tutti i problemi. Ebbene forse è giunto il momento di dire che questi trasferimenti aggiuntivi sono tutti da quantificare, anzi, per meglio dire, sono da stimare, poiché, in base alla normativa vigente, i circa 5 milioni di euro (N.d.R. incautamente promessi da D’Ali) per dieci anni non sono garantiti. Basta dire che allo stato il fondo 2005 per i trasferimenti aggiuntivi previsti per tutti i Comuni italiani, risultanti da fusioni, ammonta a circa 4.700.000 euro, cioè complessivamente inferiore alla quota ipotizzata: i famosi 5 milioni di euro all’anno di cui dovrebbe beneficiare il nuovo Comune Trapani-Erice! Ma insisto: oltre a stimare le possibili entrare aggiuntive, qualcuno dovrà anche spiegare attraverso quali strategie, progetti ed assetti riuscirà a trasformare queste maggiori entrate in servizi e benefici aggiuntivi e migliori per il cittadino e ricadute non effimere per il territorio. A me pare che, quindi, il punto non sia quanto è grande la Città”».
Le incongruenze fisiche, ed anche culturali, dei confini tra i due Comuni, quello di Trapani e quello di Erice, per la dottoressa Silvana Catalano, del “Comitato per Erice”, «sono vissute come un problema. Per cui la necessità di un intervento sui confini è assolutamente palese, Noi siamo per una rettifica dei confini, sicuramente non è la soluzione più veloce, ma sicuramente è quella più giusta».
E’, quindi, intervenuto il consigliere provinciale dei DS Giacomo Tranchida, affermando che il dibattito sui confini tra i due Comuni limitrofi «parte da una legittima necessità di Trapani di ridare cittadinanza di trapanesi a cittadini, che a causa di un espansione urbanistica di Trapani, tra l’altro disordinata, sono andati a porre le loro abitazioni nel territorio ericino. D’altra parte non vedo perché quest’operazione debba conglobare anche la Vetta. Non vedo perché già questa è, geograficamente e fisicamente, una entità a se stante. Non lo vedo come, pur partendo da una obbiettiva constatazione di un degrado di Erice sotto il patrocinio della “Grande Trapani”, questo
processo di degrado possa invertirsi».
Nino Oddo, segretario provinciale dello SDI, nonché leader del centrosinistra ericino, in riferimento alla proposta del senatore D’Alì di fondere i due Comuni, Trapani ed Erice, nel corso del proprio intervento ha tenuto a sottolineare come il termine «fusione è un termine non appropriato al tipo di operazione che è stata proposta, perché la fusione presuppone, basta la lettura di un qualunque dizionario della lingua italiana, l’accorpamento di due cose diverse che hanno un peso sostanzialmente omogeneo. Ma unire i trapanesi agli ericini, data la disparità di dimensioni, è evidente che il termine annessione sia, proprio grammaticalmente, il termine più appropriato. Chiamiamo le cose con il loro nome intanto. E non vendiamo fumo allo stato puro.
Il senatore D’Alì disse che l’aspetto economico era rilevantissimo come vantaggio. Un dato emerge, oggi, molto chiaro. Con l’eventuale fusione i vantaggi sarebbero pari a zero euro, quali cinque milioni di euro, zero euro! ».
Anche Nino Oddo ha in serbo, comunque, un’importante novità «Allo stato delle cose il Consiglio comunale di Erice dovrebbe essere politicamente pronto, all’unanimità, a varare un referendum consultivo sul tema dei confini nell’arco della prossima sessione del Consiglio Comunale, nel senso che adotterà un atto di indirizzo politico».
E’ intervenuto, infine, l’ingegnere Gioacchino Indelicato, Presidente del Comitato per la raccolta di firme volte all’indizione del referendum per la fusione tra i due Comuni, il Comitato “Una Grande Città”, nonché ex-assessore, in quota Forza Italia, della Giunta Fazio a Trapani. «La strada della fusione è una scelta semplice, forse semplicistica – ha affermato -, ma in fin dei conti abbiamo voluto operare strategicamente quasi in maniera provocatoria, non provocatoria rispetto ai cari amici di Erice vetta, ma rispetto ad una realtà politico-amministrativa che negli ultimi cinquant’anni, sostanzialmente, non ha voluto affrontare il problema.
L’anticipazione di alcuni mesi, rispetto al previsto, delle elezioni regionali, evidentemente inficia, per non dire tronca, alla base, la possibilità di un referendum costitutivo.
Noi come cittadini potremmo misurare il grado di attenzione, e di esigenza di sanare, questi due aspetti di giustizia dovuti vuoi alla Città di Trapani, vuoi ad Erice Vetta nella misura in cui, persone che avranno da dire, nelle prossime elezioni regionali e nazionali, porteranno queste nostre attese vuoi in sede di campagna elettorale, vuoi soprattutto, ad elezioni avvenute, in sede di lavori parlamentari».
Tentiamo di trarre noi le conclusioni.
Non si farà nulla, la raccolta delle firme per la fusione è servita al senatore D’Alì per “tirare” la prossima campagna elettorale per la sua rielezione al parlamento nazionale, i consiglieri comunali, gli unici che hanno il “potere” di dare la parola ai cittadini per decidere il proprio futuro, non vogliono muovere nulla, per non perdere frange di propri elettori, di potere. Di rettifica di confini, ne parleremo per ancora 150 anni!