I libri che non vuol nessuno
«Di cinema e libri, a Trapani, non se ne deve neppure parlare …». Così scriveva Mariza D’Anna su “La Sicilia” qualche tempo fa. Eppure «Le oltre 15.000 biblioteche italiane conoscono dei veri e propri boom di visitatori se si dotano di tecnologie, acquistano novità e promuovono iniziative» riporta “La Sicilia” del 22 ottobre sotto un titolo emblematico «Boom di biblioteche, ma Sicilia anno zero».
Stiamo parlando della vicenda del Centro Servizi culturali, una moderna biblioteca comunale, insomma, nata sul finire degli anni 70 su finanziamento della “Cassa per il Mezzogiorno” ed allora gestita dall’Enaip, un’ente che fa capo alle Acli.
Una vicenda assunta all’onore, si fa per dire, della cronaca un paio d’anni addietro con un servizio trasmesso da Telescirocco, e scaturito da un “blitz” con tanto di macchina fotografica del professor Salvatore Mugno ed un preciso articolo scritto da Angelo Benivegna sul n. 42 (13 dicembre 2002) di Monitor. Dopo le prime indignazioni di circostanza, poi, la storia si insabbiò nuovamente.
Stiamo parlando di circa 14.000 volumi e di un’emeroteca che dal 1994, quando la biblioteca fu sfrattata, grazie ad una “geniale” idea dell’allora commissario comunale Vella, dalla propria sede di Via Vespri per far posto alla sede degli uffici del Giudice di Pace, finirono “temporaneamente” prima in un magazzino dell’autoparco comunale e poi in uno scantinato dei servizi sociali di Trapani, a Cappuccinelli.
Per Franco Gallucci, che fu l’ultimo direttore del Centro, e per alcuni trapanesi, quale, tra gli altri, il professore Salvatore Mugno il sapere che tanti libri erano ammucchiati così come se fossero della spazzatura era affronto alla cultura, era una cosa insopportabile.
Questo gruppetto di volenterosi, con la collaborazione del responsabile Acli e consigliere comunale Carmelo Noto, allora, si interessò a fare un tentativo per rimettere in moto questa biblioteca, per riaprirla proprio lì al Rione Cappuccinelli per offrire, ai suoi abitanti, una possibilità di riscatto, di recupero, di qualificazione. Per dare un contributo alla trasformazione d’un quartiere degradato in un centro di aggregazione culturale.
I vari assessori contattati, da Mazzarella a Mazzarese, da Ruggirello alla Naso, fecero di tutto per scoraggiarli. L’Aida Naso giunse ad affermare che, ci riporta Salvatore Mugno, «se la gente nel quartiere di Cappuccinelli non è interessata a venire a consumare pasti gratuiti alla mensa per i poveri, che abbiamo aperto, figuriamoci se è interessata ai libri».
Tuttavia, per giornate intere e per mesi, Mugno, Gallucci, Noto, Ciccarello, Cassia coinvolsero ed organizzarono diversi giovani volontari per uscire dai cartoni le migliaia di libri, sistemarli negli scaffali, catalogarli.
Ma l’assessore Naso insisteva nel suo scetticismo «Ma chi ve lo fa fare, oramai non legge più nessuno, perché ve la prendete tanto per questa biblioteca, non è una così importante; non abbiamo soldi per arredarla, comprare sedie, tavoli, computer; questi locali ci servono per gli anziani del centro sociale».
Poi un “bel” giorno, dopo un immane lavoro, il colmo … come la tela di Penelope … ci racconta Mugno, «troviamo una parte dei libri nuovamente buttati per terra: gli scaffali erano spariti, erano serviti non si bene a chi, non si scoprì mai, buona parte del lavoro dei volontari era andato sprecato!».
«A quel punto ci arrendemmo», prosegue il suo racconto Salvatore, «capimmo che il Comune non ci avrebbe fatto riaprire mai, anche se la nostra disponibilità a tenere aperta la biblioteca era a titolo gratuito, non esisteva la loro volontà di riaprirla realmente».
Come finisce la storia? I libri sono ancora negli scaffali, la biblioteca non ha più riaperto e, recentemente, incontrando l’Assessore Naso «mi sono pure visto “rimproverare”: perché non vi siete fatti più vedere?» chiude con amarezza il prof. Mugno. Conclusioni: forse chi legge non è amato dai governanti.