Megale: Savona non farà le Primarie
“L’avevo già proposto io per il centro-destra nel 2001 in una oramai famosa cena tra democristiani doc. Poi si preferì Fazio che superò, in estremis, Vulpetti” così ci risponde l’ex-sindaco Michele Megale alla domanda “Augugliaro Sindaco?”, per poi proseguire “Durante la mia sindacatura ho potuto vivere tranquillamente sul piano finanziario perché il mio predecessore, il prof. Augugliaro, aveva risanato il bilancio. Io mi facevo bello e bravo perché riuscivo a pagare gli stipendi al personale del Comune, ma era grazie a chi, prima di me, aveva lavorato e zappato, che ci riuscivo…”.
Tornando ai giorni nostri.
“Mi allineai con la scelta della candidatura a sindaco di Fazio, ma non sapevo di chi pasta fosse fatto, ed alla fine votai il candidato Maisano, almeno lui le pizze le sapeva fare bene …”.
Sig. Megale parliamo di politica?
“Quale? Il livello dei nostri rappresentanti si è notevolmente abbassato. Oggi ci sono trenta consiglieri che sono trenta partitini. Anche il sistema elettorale è sbagliato, col maggioritario i nomi vengono calati dall’alto, tre persone si riuniscono intorno ad un tavolo e si spartiscono la torta, l’elettore non può più scegliere …”.
La soluzione potrebbe essere offerta dalle Primarie?
“Lei ci crede alle Primarie? Le fanno solo dove sono sicuri che vince chi è già stabilito che vinca. Il “Caso Puglia” è stato un errore di valutazione di D’Alema. Vedi se i DS parlano più di primarie … Eppoi le primarie dovrebbero permettere qualcosa di nuovo, la proposizione di gente proveniente dalla società civile, dall’impegno sociale, da quello imprenditoriale … invece, la gente è lontana, apatica, nessuno vuole servire…”.
Che ne pensa della ventilata fusione tra Trapani Erice e Paceco?
“La condivido. Peraltro già nel 1930 si era accorpata Paceco a Trapani e, prima, nel 1870, Xitta aveva chiesto di unirsi a Trapani, per mancanza di fondi.
Tuttavia ritengo che, per Erice Vetta, vada individuata una soluzione diversa, vada tutelata l’immagine, vada prevista un’autonomia, oppure una fusione con Valderice, che, per tradizione, tessuto sociale e politico ha maggiori affinità.
A questo punto, però, la soluzione al problema deve passare attraverso un pieno riassetto del territorio che si può raggiungere – come proposto dall’amico Augugliaro – solo con una legge speciale regionale. Il referendum, se ci si arrivasse, sarebbe un fallimento, penso al cittadino di Erice che, con la fusione, si vedrebbe raddoppiata l’ICI …”.
La Margherita teme che dietro l’impegno del senatore D’Ali per la fusione ci sia altro?
“Se fosse interesse di campagna elettorale sarebbe deprimente, io spero che sia un’iniziativa sentita”.
Un’altra battaglia d’immagine del centro-destra è quella per il nuovo teatro Lucatelli.
“Pensare ad un Teatro a Palazzo Lucatelli è solamente ridicolo. Si tratta di un rettangolo di 26 metri per 72. Se si salvano i muri perimetrali – come devono salvarsi – il rettangolo misura 1.400-1.500 metri quadri. Su questo spazio non si può costruire un teatro! Un teatro non è solo palcoscenico e sala, ma un complesso di servizi (camerini, sale di prova, sale d’orchestra, uffici, magazzini, servizi igienici, bar). Aver dato degli incarichi ben retribuiti a dei tecnici romani per redarre un progetto per la realizzazione di un Teatro a Palazzo Lucatelli rappresenta una spesa inutile. Rappresenta una distrazione di fondi dalle tasche dei cittadini!”.
“Se proprio si voleva costruire un nuovo teatro, aree ben più idonee si potevano individuare a Piazza Stazione; presso l’ex-Mattatoio comunale; a Piazza Malta dove esiste un’area di 4.000 mq. già di proprietà del Serraino Vulpitta; presso l’ex Dispensario di Via Spalti, area di 2.500 mq. anch’essa di proprietà del Vulpitta”.
“Viene da chiedersi – invece – dove il Comune troverà i soldi, ma anche perché non si comprende che Trapani ha già un teatro: il Tito Marrone. O perché non si pensa al Conservatorio Scontrino che ha una sala da 700 posti, mai usata”.