Mi affido a te
Entro il 31 dicembre 2006 gli istituti per minori dovranno chiudere, così come previsto dalla legge 149/00. Per la dottoressa Ivana Simonetta, psicologa e responsabile del progetto “Mi Affido a Te”, è anche un bene: ”gli istituti non aiutano il minore a rapportarsi in maniera equilibrata col mondo a causa del rapporto troppo impersonale che all’interno di essi viene instaurato. L’obbiettivo invece deve essere quello di sostenere la tutela dei diritti dell’infanzia, garantendo al bambino il diritto a crescere in una famiglia che possa soddisfare le sue esigenze educative e affettive, in grado di rispettare i suoi bisogni, tenendo conto della specifica situazione di disagio.”
Oggi è importante pensare all’affidamento familiare, e pensarlo in termini di scelta rivolta verso al prossimo.
Purtroppo però nella nostra realtà comunale la situazione relativa all’affido è ancora ai primi vagiti. Sono ancora poche le famiglie che hanno dato la loro disponibilità a prendere in affido un minore.
Attualmente sono ospiti nelle comunità alloggio circa 100 ragazzi e 65 ragazze, dei quali solo nove sono stati dati in affidamento. Dal punto di vista della previsione di istituire delle case-famiglia la situazione è ancora peggiore, il comune di Trapani, infatti, non ha inserito nel “piano di zona” la costruzione di case-famiglia o altre strutture alternative.
L’esiguo numero di affidamenti a cui si è dato seguito con tutta probabilità è dovuto alla confusione che c’è attorno all’argomento: molto spesso infatti si finisce con identificare l’affido con l’adozione. Ma sono due cose molto diverse.
L’affido è un’attività soprattutto di supporto alle famiglie che, in una qualche maniera, vivono una situazione per cui non possono garantire al bambino una realtà serena e, soprattutto, è temporaneo. Le famiglie affidatarie dunque si pongono come un aiuto verso queste realtà più difficili. Il tutto, naturalmente è finalizzato sempre a creare un contesto in cui la relazione tra il bambino, la sua famiglia di origine e la famiglia affidataria possa consentire il mantenimento della continuità affettiva e culturale.
Però, pur essendo agli albori, qualche caso in cui si può certamente parlare di successo esiste. Uno di questi riguarda la storia di un ragazzino di dieci anni, recuperato grazie ad una coppia, ad una vita normale. Ma la cosa davvero che colpisce è che insieme al figlio anche il padre ha beneficiato di questo nuovo rapporto che si è venuto ad instaurare.
La realtà con cui questo bambino si doveva rapportare ogni giorno era difficile: essere orfano di madre e con il padre alcolizzato, non è certo la situazione ideale in cui crescere. Grazie però alla coppia che l’ha tenuto in affido per quattro anni, non solo si è instaurato un rapporto privilegiato e sereno tra il ragazzino e la coppia affidataria ma anche con la famiglia d’origine che vede in questa coppia, adesso, un punto i riferimento stabile e importante anche per la propria vita.
“Naturalmente però, qualche problema purtroppo ancora esiste, sia per quel che riguarda le coppie disposte a prendere in affido un minore, che da parte dei giudici nel darli in affidamento. Se da un lato infatti c’è la remora a prendere in affido un bambino perché poi al momento del distacco si potrebbe vivere un vero e proprio dramma dall’altro c’è la tendenza a pensare che bambini troppo piccoli non debbano essere affidati” dichiara la dottoressa Simonetta, aggiungendo che “Pensare una cosa del genere è sbagliato. Sono proprio i primi due anni di età che sono fondamentali per una corretta formazione, anche emotiva, del bambino. Non credo che essere portati in un istituto, così come oggi si tende a fare per le fasce di età più basse, possa essere una maniera efficace di proteggere emotivamente il minore.”
Per un buon affidamento “E’ necessario raccogliere più informazioni possibili sull’argomento – ci dicono le responsabili dell’equipe – per permetterci di definire l’abbinamento più adeguato tra le caratteristiche e le disponibilità della famiglia affidataria e le esigenze del bambino e della sua famiglia.”