Un monumento ai caduti del ’43
Certi incontri accadono per caso e, come una regola che si ripete puntuale, sono anche quelli che lasciano maggiormente qualcosa dentro. Come quello con il prof. Benvenuto Cafiero, figlio di Giuseppe, ultimo Maestro della tecnica della “tela e colla”, restauratore dei Misteri nel dopoguerra nonché scultore e pittore di enorme talento che, certamente, ha dato alla sua città, molto di più di quanto abbia raccolto.
Andandolo a trovare nel suo laboratorio pensavamo a quanto fosse triste che nessun altro, oltre lui, porterà avanti quella tecnica che affonda le sue radici nel seicento trapanese. Oggi, Benvenuto Cafiero rappresenta l’ultimo legame con quell’arte antica che oggi i più disconoscono.
Entrando è impossibile non notare il caratteristico odore, per certi versi acre, che pervade tutto il locale: il profumo è d’antico, di quell’antica arte ormai perduta a Trapani. L’odore del gesso, della creta che aspetta di essere modellata, di quelle opere da tempo conservate ed in attesa che vengano, in una certa qual maniera, riscoperte.
Opere espressione di un’arte diversa da quella insegnata oggi nelle accademie e che nei salotti serve solo a fare arredamento: l’arte astratta, delle forme regolari ma piatte, del quadro che deve essere spiegato per essere compreso, l’arte insomma che si fatica ad afferrare. L’occhio un po’ si perde tra tutti quei lavori che fanno bella mostra di se: quadri, sculture e qualche schizzo.
Molte hanno colpito la nostra attenzione ed ogni opera ha un aneddoto da raccontare, come il bassorilievo raffigurante il “Martirio” o quello raffigurante “Gli Innocenti”, opere che saranno parte integrante, insieme ad un terzo bassorilievo (“Le Anime dei Morti”), del monumento che Trapani dedicherà ai martiri che sono caduti durante i bombardamenti del 6 aprile 1943 e che verrà realizzato a Porta Galli e di cui il prof. Cafiero sarà realizzatore su disegni del padre.
Dare una forma, modellare una figura da delle sensazioni che il prof. Cafiero descrive come «un’emozione che è un divenire, una febbre che ti accompagna per tutta la durata della realizzazione dell’opera, durante la quale non si fa altro che pensare e ripensare a cosa fare e come realizzarlo».
Questa emozione però può essere vissuta solo intimamente e solo come contorno nella vita di tutti i giorni perché quella dell’artista purtroppo non è la sua attività principale, nella società di oggi non c’è mercato per le tradizioni, per le antiche arti, e forse anche per l’arte in genere.
Trapani, infatti, è sempre stata refrattaria a dare riconoscimenti ai suoi artisti, molti dei quali per poter fare quello per cui erano nati, hanno dovuto lasciare la città: Trapani a volte è come una madre che non riconosce i propri figli. Lui stesso è stato vittima di questa esterofilia trapanese. Quando ha dovuto scegliere “cosa fare da grande” ha scelto di fare altro, il professore di scuola, non l’artista, perché di arte, purtroppo, qui non si vive. Fu lo stesso Giuseppe, suo padre, ad indirizzarlo verso una strada diversa, cosciente del fatto che da noi non c’è terreno fertile per chi ha l’arte dentro.
«Benvenuto Cafiero è attualmente forse la massima espressione artistica della città; ed in un momento di valorizzazione del centro storico, la sua arte potrebbe offrire un contributo imperituro». Così riportava “La Sicilia” del maggio scorso.
Per quanto ci riguarda, siamo d’accordo.