Museo Pepoli? Uno stipendificio
TRAPANI – «Al museo Pepoli di Trapani, 41 dipendenti per 34 visitatori al giorno». Fra i visitatori, poi, i paganti sarebbero appena una decina.
La notizia la riporta il Quotidiano di Sicilia, in un’inchiesta dello scorso 12 settembre firmata da Claudia Calò.
Nell’articolo la giornalista denuncia: «L’affluenza è esigua e assistiamo ad una riduzione di visitatori paganti, nonché un au-mento degli ingressi gratuiti, mentre non tende a diminuire la voce “costo del personale”».
«Fra dirigenti funzionari e personale addetto alla custodia il costo del personale ammonterebbe a oltre 1,524 milioni di euro l’anno, anche se l’incasso è passato da circa 20 mila euro, del 2011, a quasi 19 mila del 2012», scrive ancora il giornalista.
Il museo regionale “Pepoli” di Trapani, diretto dalla dott. Valeria Patrizia Li Vigni Tusa, paga, di certo, la scarsa pubblicizzazione.
Il sito web del museo è solo in italiano, poco riporta delle sue collezioni, è quasi invisibile dal sito web del Comune, le mappe della Città distribuite dagli uffici turistici del capoluogo si fermano alla via Fardella e non giungono, quindi, al museo e all’attiguo santuario della Madonna, la stessa associazione “Amici del museo Pepoli” presieduta dalla dott. Lina Novara, che avrebbe come proprio scopo quello di promuovere le «iniziative finalizzate del patrimonio artistico e culturale del Museo», sembra latitare, se è vero che, nel 2013, ha programmato solo una «visita guidata».
In queste condizioni, la vocazione turistica della Città di Trapani non viene sfruttata appieno e il museo serve solo ad essere un costoso stipendificio.