Nemici come prima
La recente sentenza della Corte di Cassazione sul processo Andreotti, che ha confermato nella sostanza quella emessa dalla Corte di Appello di Palermo, ha “assolto” l’imputato dichiarando la non “perseguibilità” penale dello stesso (reati prescritti). Ha, quindi, riconfermato la piena commistione tra mafia e politica almeno sino al 1989.
Quali sono state le reazioni dei più importanti mezzi d’informazione nazionali? A pieni titoli e con il massimo strombazzamento si è scritto: assoluzione per il Presidente Andreotti! I Giudici (comunisti) di Palermo sono stati smentiti dalla Cassazione! E così via…
Si è continuato a diffondere il convincimento che il processo intentato contro il sette volte Presidente del Consiglio è stato una persecuzione personale e, peggio ancora, una persecuzione contro il vecchio sistema di potere della disciolta D.C..
Si è cioè continuato a voler far credere che negli anni 1990 è iniziata un’offensiva della Magistratura contro il potere politico: Mani pulite, processo Andreotti, vari processi Berlusconi, Fininvest etc. etc.. Da qualche tempo cioè, attraverso un’accurata regia mediatica, la Magistratura è ritenuta, da alcune parti politiche, “strumentalizzata” dall’opposizione al fine di creare, attraverso le sentenze, sfiducia nella classe di Governo.
Fermo restando che le sentenze perseguono reati comuni commessi e non iniziative politiche, è indubbio che non è compito della Magistratura “sfiduciare” una classe dirigente, ma della Società attraverso il voto e l’impegno civile.
Le sentenze, come in questo caso, al più possono diventare occasione d’approfondimento ed esame dei fatti “oggettivi” emersi e documentati.
Debbono essere elementi d’analisi per esaminare le “connivenze” emerse tra mafia/politica/finanza non solo dagli atti processuali, ma anche (per chi vive in Sicilia queste connivenze le riscontra giorno per giorno) per una valutazione a posteriori sull’evoluzione dell’organizzazione criminale mafiosa.
Codesta campagna politica e mediatica ha messo in crisi la stessa Società civile che ha difficoltà a parlare di mafia. Nel linguaggio comune ormai si parla genericamente di “criminalità alimentata in buona parte dagli immigrati ” ( sic!).
Eppure la realtà attuale è ancora più dura e più inquinata del passato! I rapporti tra mafia e politica sono forse stati rescissi con l’omicidio Lima o con l’arresto di Riina? La mafia forse interessava solo il discioltosi partito della D.C.? Non esistono più rapporti con il potere politico, finanziario ed imprenditoriale?
I recenti arresti ed avvisi di garanzia di deputati regionali (di destra e di sinistra), presidenti regionali, imprenditori operanti nel settore degli appalti, della sanità, del riciclaggio dei rifiuti, continuano ad essere provvedimenti frutto della smania persecutoria della Magistratura?
Oppure “oggi c’è voglia di mafia. Gli uomini d’onore sono ricercati (non solo dalle forze dell’ordine N.d.R.) per fare carriera e trovare voti”, come ha recentemente dichiarato il Procuratore capo di Palermo Pietro Grasso, che aggiunge: “Bernardo Provenzano (latitante da oltre 30 anni N.d.R.) è l’artefice di questa nuova strategia post stragista, in cui cosa nostra è diventata più rassicurante e meno sanguinaria”
Sul piano politico poi, vi è stato un rimescolamento delle carte. La mafia non è più allocata in uno o due schieramenti politici ben individuabili.
Non ha più un rapporto episodico od organico con alcuni partiti politici istituzionali, ma è diventata in alcuni casi protagonista “diretta” piazzando alcuni uomini chiave alla direzione della cosa pubblica e del potere finanziario.
La Mafia S.p.A. è diventata la prima azienda in Italia (più potente della Fininvest!). Che fare? Verrebbe voglia di dire: mi associo alla mafia. Ma noi, parafrasando il titolo di un recente libro di Francesco Forgione, rispondiamo: nemici come prima! E proseguiremo nei prossimi numeri ad approfondire l’analisi ed il sistema di potere nella nostra Provincia!