Un pensiero ai carcerati
Stimato direttore,
ho letto sul Suo settimanale l’intervento del dottor Mimmo Scarcella, esponente storico del socialismo trapanese e approfitto della Sua riconosciuta democraticità per rendere pubblico anche il mio modestissimo pensiero. Il dottor Scarcella afferma la necessità di un assessorato per la lotta alla mafia, immagino comunale, e tutti i risvolti amministrativi e giuridici a questo legato. Credo che alla disamina attenta e puntigliosa del dottor Scarcella, a cui mi associo pienamente, bisogna aggiungere il problema del recupero del cittadino detenuto e del suo reinserimento nella struttura civile della nostra comunità.
Se questo poi è, oppure è stato un mafioso, allora il discorso diventa ancora più complesso. I democratici, appunto perché tali, da sempre hanno perseguito il recupero dell’uomo e della sua capacità di affrancarsi dai mali, che il contesto civile in cui noi viviamo, produce a quantità industriali.
Ma ciò non toglie che il cittadino detenuto debba passare il tempo della reclusione in ambiti ristretti, angusti e in alcuni casi disumani. Ciò non significa che a questo ipotetico cittadino ristretto non vengano fornite gli strumenti per uscire dal tunnel dell’errore. Penso ad una educazione culturale in linea con i suoi bisogni e ad una formazione professionale che lo possa mettere nelle condizioni, una volta scontata la pena, di poter fare un lavoro utile a lui, alla sua famiglia ed a tutta la comunità.
Al momento a me non pare che tutto ciò sia messo in atto nelle prigioni d’Italia.
Ci sono, per la verità, alcune cose che si fanno e altre che si lasciano alla buona volontà degli operatori istituzionali. La prima cosa che mi viene in mente è il momento in cui il cittadino recluso, scontata la pena, diventa nuovamente un membro a tutti gli effetti della nostra comunità.
Quando questo cittadino esce dalla prigione gli vengono dati un po’ di soldi in tasca? Gli è stata fornita un’adeguata conoscenza dei suoi diritti e dei suoi doveri? E’ stato adeguatamente istruito? E’ stato messo nelle condizioni di acquisire un mestiere oppure una professione? Gli viene fornito un alloggio, anche temporaneo? Oppure abbiamo già dimenticato che adesso ai mafiosi viene tolto ogni avere? Le amministrazioni locali mettono nei loro bilanci somme di denaro per venire incontro alle esigenze impellenti di questi cittadini?
A me al momento non sembra che sia così. Ma forse, anzi certamente mi sbaglio, e tutto quanto descritto, già si fa!