Porto: servono banchine ma anche dialogo
Francesco Sammartano, agente marittimo, ha speso tutta la sua vita lavorando e creando economia nel Porto di Trapani. Pertanto può parlare delle prospettive del Porto con cognizione di causa, chiaramente, ma anche senza timori riverenziali o peli sulla lingua.
Infatti «per aspirare ad un reale aumento del traffico portuale del Porto di Trapani, oltre che ad una globale ripresa dell’economia mondiale e una rappacificazione nelle aree del medio-oriente oggi tormentate dalle guerre, servono le infrastrutture: fondali, banchine operative, piazzali di stoccaggio».
«Il Porto di Gioia Tauro funziona a pieno ritmo, è praticamente saturo, Trapani una volta completate le infrastrutture previste nel Piano Regolatore del Porto, giovandosi della propria posizione geografica, strategica rispetto ai traffici mediterranei, può aspirare ad ottenere una quota del movimento delle navi oceaniche porta-containers».
«Trapani, già oggi, offre, grazie alla professionalità ed alla buona volontà di lavorare dei lavoratori dell’Impresa Portuale, tempi di operatività brevissimi, ma la carenza di banchine limita le possibilità di sviluppo».
Tuttavia Francesco Sammartano desidera tirarsi fuori dallo scontro eccessivamente amplificatosi tra alcuni operatori portuali e la Direzione della “Riserva naturale delle Saline di Trapani e Paceco”, ritiene, anzi, opportuno gettare acqua sul fuoco perché, afferma «lo scontro è sempre negativo, gli esseri umani devono essere dotati di buon senso, non devono irrigidirsi in posizioni estreme, ma è auspicabile l’incontro, il dialogo».
Entrambe le parti, sia gli imprenditori portuali, sia il WWF, secondo Sammartano, insomma, devono essere «disponibili a concedere qualcosa all’altra parte».
Una prima mano verso il dialogo l’ha offerta, intanto il WWF, chiedendo all’Assessorato all’Ambiente, lo scorso 26 ottobre, di escludere la Riserva l’area del Ronciglio (dove, così, potrà sorgere un secondo “pennello” per l’ormeggio delle porta-containers). Ora si aspetta un segnale di disgelo anche da parte degli imprenditori portuali: potrebbe essere quella di acconsentire ad una “compensazione”, ovvero a riesaminare positivamente un allargamento della Riserva verso la Salina Reda, la più lontana dall’area strettamente portuale.
Sul fronte operativo, intanto, il Comandante Agate – Commissario aggiunto dell’Autorità Portuale di Trapani – già lo scorso 2 dicembre, nel corso della riunione della Commissione Consultiva locale costituita col Decreto 24 maggio 2004 – ha dato assicurazione agli operatori portuali che «è prevista la demolizione dei manufatti di Via Spanò con conseguente ampliamento degli spazi da utilizzare per il deposito e la movimentazione dei containers, per cui il destino della banchina Isolella rimarrà sempre legato alla movimentazione delle merci containerizzate, per navi però che hanno un pescaggio inferiore agli 8 metri. Mentre per le navi che hanno un pescaggio superiore, fino ad un massimo di 15 metri, potranno ormeggiare al secondo pennello del Ronciglio, che verrà realizzato dal prossimo mese di gennaio».
Insomma la situazione è meno compromessa e drammatica di quanto si è lasciato intendere nei comunicati apparsi su alcune testate giornalistiche negli scorsi giorni.
Un tavolo tecnico di lavoro e qualche “camomilla” dovrebbero risolvere un “caso” che, probabilmente, è stato costruito ad arte per nascondere interessi economici che poco hanno a che dividere con gli interessi del Porto e molto con gli interessi personali dei singoli proprietari dei terreni dell’area delle saline, ieri acquistati dalla Regione a mille lire al metro quadro, e che oggi si intende smobilizzare o su cui si intende procedere ad investimenti edilizi impossibili se le aree venissero inglobate nella Riserva del WWF.