Riflessioni sulla Sovranità Popolare
TRAPANI – A causa dell’astensionismo, del trasformismo di alcuni consiglieri eletti e della mancata rappresentanza per le liste politiche minori, dal Governo della città è esclusa una consistente parte della popolazione – Si rischia un Governo negli interessi di pochi.
Dall’epoca della rivoluzione americana e francese è principio fermo, in ogni democrazia, e comune convinzione che la “sovranità” non appartenga ad un monarca, bensì al popolo. Così in tutte le democrazie liberali dell’occidente. L’Italia non fa eccezione. “La sovranità appartiene al popolo” così stabilisce l’art. 1 della Costituzione italiana.
Per “sovranità” si intende il legittimo potere supremo di governo.
La parola “popolo” è un termine che riprende il sostantivo latino “populus” col significato originario di popolazione nel senso di “insieme di tutti coloro che abitavano un determinato territorio”.
Quindi “la sovranità appartiene al popolo” vuol dire appartiene a tutti coloro che abitano un determinato territorio.
Tale “sovranità” è esercitata “nelle forme e nei limiti della Costituzione”, cioè eleggendo i propri rappresentanti cui spetta, con il concorso dei partiti (art. 49 della Costituzione), il compito di legiferare, di dare o ritirare la fiducia ai governi, cioè, in una parola, di determinare la politica.
Così è stato fino a quando alla politica corrispondevano interessi e idee forti, contrapposizioni chiare, schieramenti immediatamente comprensibili dal “popolo sovrano”, che infatti partecipava, discuteva, si organizzava, lottava. Le idee e i programmi della cultura cattolica, di quella comunista, di quella socialdemocratica e liberale, di quella fascista trasparivano attraverso i simboli della DC, del PCI, del PSI, del PLI e del MSI, ed erano immediatamente percepiti dagli elettori.
Questo mondo sembra non esistere più. Alle idee forti e alle contrapposizioni chiare è subentrata la confusione.
E’ lecito, dunque, chiedersi se esista ancora la “sovranità popolare”, o se sia stata trasferita nel passaggio fra la prima e la seconda repubblica ad oligarchie ristrette, che non si limitano a parlare un linguaggio incomprensibile, ma prendono decisioni, anche gravi, senza neppure chiedere il nostro parere.
Abbiamo detto “ristretta oligarchia”. Come meglio definire quella minoranza che si è impadronita del potere cittadino e governo in favore dell’interesse di pochi?
Prendendo, pur come limitato esempio, il consiglio comunale di Trapani questa confusione, questa oligarchia politica, buona per ogni tempo, appare evidente.
A due anni dalle elezioni amministrative:
1) il consigliere Antonietta CALAMIA, nel 1998 eletta nelle liste di Forza Italia, ed ora, nel 2001, eletta nelle liste di Alleanza Nazionale, cambia di nuovo “idee” politiche e passa a riconoscersi in quelle dell’UDC;
2) il collega Stefano NOLA, già Amministrare Trapani (1994), a fianco del candidato sindaco centrista Cesare Colbertaldo (UDC); già nel centro-sinistra coi Popolari (1998), nel 2001 eletto nella Lista Corte intitolata al candidato sindaco del centro-sinistra, si dichiara indipendente (senza idee?), ma strizza l’occhio all’UDC;
3) il consigliere Salvatore BARRACO (socialista dello S.D.I. nel 1998), passato nel centro-destra, dal CDU (2001) a Forza Italia;
4) il collega ed amico Vito DI PASQUALE (esponente centrista caniniano dentro il M.D.P. nel 1994 e, nel centro-sinistra, in U.D. nel 1998) lo segue e passa dall’CDU, ove è stato eletto nel 2001, a Forza Italia.
4) il consigliere Agostino OCCHIPINTI “riconosce” che gli interessi che lui vuole tutelare non sono più vicini ai programmi del Nuovo PSI, dove è stato candidato ed è stato eletto nel 2001, bensì a quelli di Nuova Sicilia;
5) il dott. Giovanni VASSALLO e il collega Giuseppe BARBARA (quest’ultimo AN, nel 1998) vengono, se non formalmente esclusi, emarginati dal gruppo di Forza Italia, per aver contribuito, con voto trasversale, all’elezione di Nola a presidente del consiglio, e dello stesso Barbara a vice-presidente, non accettando la candidatura ufficiale a presidente del compagno di partito Di Discordia.
5) la MARGHERITA costituisce due gruppi (schieramenti) consiliari separati e poi, quando si riunisce, prende spesso decisioni in maniera “sparsa”, o, come si dice, “secondo coscienza”.
Certo la signora Calamia (570 voti), come i signori Nola (311 voti), Barraco (323 voti), Di Pasquale (319 voti), Occhipinti (94 voti) saranno consapevoli che con i loro soli voti non sarebbero stati eletti, ma che per raggiungere l’agognato scranno sono serviti pure i voti di coloro che, inseriti nelle loro stesse liste, presupponendo idee politiche assimilate, hanno conseguito pur solo qualche decina di voti?
Diciamo che tali trasformisti della politica hanno tradito le idee e i progetti politici dei “compagni” di partito e di tutti i cittadini che hanno votato le rispettive liste?
Diciamo che oggi operano, e crediamo d’essere pure larghi, nell’interesse solo degli elettori personali? Ed allora da chi sono rappresentati gli elettori che votando altri esponenti pur non eletti, ma comunque presenti nelle stesse liste dei transfughi, hanno contribuito sostanzialmente alla elezione dei trasformisti della politica?
Ma ancora dov’è la “sovranità popolare” per coloro che hanno votano altre liste (Rifondazione Comunista, Repubblicani, Trapani per il Centro, Città Futura, Federalisti Siciliani, Radicali per la Libertà) che non hanno raggiunto il quorum per designare un loro rappresentante in consiglio? Ma coloro che si sono astenuti dal voto, per vari motivi (politici, malattia, assenza, lavoro), non hanno titolo a far sentire la propria “voce” nella vita politica?
Ecco il quadro riassuntivo della situazione di Trapani che si è voluta spiegare sin qui.
Comune di Trapani |
Risultati Elezioni Comunali 2001 |
|
Numeri | Percentuale | |
Abitanti, come da Censimento | 68.346 | 100,00 % |
Non aventi diritti politici (i minorenni) | 7.727 | – 11,30% |
Elettori potenziali | 60.619 | |
Si sono astenuti | 18.347 | – 26,85 % |
Si sono recati alle urne | 42.272 | |
Hanno votato scheda Bianca | 1.860 | – 2,72 % |
Hanno votato scheda Nulla | 410 | – 0,60 % |
Hanno espresso voti validi | 40.002 | |
Hanno votato candidati/liste non rappresentati/e in consiglio | 28.358 | – 41,50 % |
Cittadini che hanno votato i candidati eletti e quindi hanno una rappresentanza “diretta” | 11.644 | 17,03 % |
Bhe, abbiamo identificato qual è il “problema” in merito a quella identificata come “incompletezza della sovranità popolare”. Come nostro solito veniamo, modestamente, a proporre una soluzione, un riequilibrio. Stavolta sarebbe pure, quasi, facile. Basterebbe la piena applicazione delle norme regolamentari che ci siamo dati, in questo caso lo Statuto comunale.
Tale strumento prevede, infatti, tutto un’insieme di diritti per consentire una piena partecipazione popolare almeno in teoria, a tutti coloro che non si sentono pienamente rappresentati, dai 30 consiglieri e dal sindaco, nel Governo della Città. Parliamo del diritto di essere ricevuti ed ascoltati, di inoltrare un’istanza, di proporre una petizione, di richiedere un referendum, consultivo ed abrogativo, di presentare una proposta di delibera consiliare, di aver garantito il buon andamento dell’amministrazione da parte di un Difensore Civico.
Peccato che tali diritti restino solo “sulla carta”, come evidenziato in un nostro precedente articolo.
I “nostri” rappresentanti, infatti, non hanno “interesse” alcuno a “concedere diritti” di partecipazione/controllo ai cittadini, verrebbe meno la loro “funzione” di mediatori, di sbriga-faccende, di fabbricanti di clientela.
Che ci resta allora? Riunirci e “batterci” per la reale applicazione dello Statuto comunale.
Il sottoscritto, in riferimento, allo Statuto di Erice, si è già mosso proponendo delle “osservazioni”, sulla via dell’ampliamento dei diritti reali di partecipazione, che si spera, almeno in parte, saranno recepiti dal Consiglio … (la pecora al lupo?) … Comunque le osservazioni sono scaricabili in calce a questo articolo e se condivise dai navigatori si spera possano essere oggetto di un comune impegno per sollecitarne l’adozione.