SCS: Lo stoccaggio dei tubi ora è in regola
Il 15 settembre 2003, su AltraTrapani, apparve la notizia della denuncia alla Procura della Repubblica, dei legali rappresentanti della S.C.S. (SOUTHERN CARGO SERVICES S.r.l.), sig. Carlo Figliomeni, e della BILUPA S.r.l., sig. Paolo Ruggirello, incidentalmente anche consiglieri comunali del partito “Nuova Sicilia”, rispettivamente, a Trapani ed Erice, per l’istallazione di impianti in assenza di licenza edilizia, proprio a ridosso della Riserva Naturale Saline di Trapani e Paceco.
Riprendiamo l’argomento per informare che, dal punto di vista edilizio, le irregolarità sono state “sanate” lo scorso 10 ottobre.
La vicenda era partita, per come confermatoci dall’architetto D’Angelo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Trapani, da una richiesta del 2001 della S.C.S. srl di utilizzare l’ampia area alla Z.I.R. di Trapani (tra la sede dell’ENEL e quella dell’IMA) per lo stoccaggio temporaneo di tubi, provenienti dal Giappone e destinati al gasdotto Libia-Gela, richiesta che veniva regolarmente accolta dal Comune di Trapani (19/12/2001).
Da una denuncia anonima, il Comune “veniva messo a conoscenza” (!) che l’area, rientrava tra le Z.P.S., ovvero Zone a protezione speciale, nonchè Sito d’importanza Comunitario, come da D.M. Ambiente del 3 aprile 2000. E qui partiva una prima ordinanza di immediata sospensione dei lavori (la n. 75/7°sett. del 31.07.03, scaricabile da questo sito) nonchè la diffida a produrre una “valutazione d’incidenza ambientale” per verificare la compatibilità tra l’insediamento e la fauna della vicina Riserva. L’ordinanza, tuttavia, non viene rispettata dalla S.C.S. srl ed i lavori continuano.
Da una nuova seconda denuncia anonima, il Comune “veniva messo a conoscenza” (!) che, nell’area in questione, non avveniva, in realtà, il solo e semplice stoccaggio di tubi, ma erano stati impiantati dei macchinari (con relativa copertura precaria) che venivano utilizzati per la lavorazione dei tubi e cinque prefabbricati ad uso uffici, e ciò in assenza di una qualsiasi autorizzazione specifica del Comune. Verificata la segnalazione, scattava una seconda ordinanza di sospensione (la n. 77/7°sett. del 26/09/03, scaricabile da questo sito), l’avvio del procediemnto per l’annullamento della autorizzazione edilizia del 19/12/2001, e la denuncia alla Procura della Repubblica dei legali rappresentanti responsabili delle Aziende connesse all’abuso.
A questo punto gli accusati dell’illecito, si “davano da fare” e producevano, sia la valutazione di incidenza ambientale da cui si rilevava la compatibilità delle lavorazioni con l’ambiente circostante, sia inerente lo stoccaggio dei tubi (a ciò seguiva un primo provvedimento di revoca della sospensiva: ordinanza n.81/7°Sett. del 06.10.03, anch’esso scaricabile) e sia inerente l’istallazione dell’impianto di lavorazione (a ciò seguiva un secondo provvedimento di revoca della sospensiva: ordinanza n.85/7°Sett. del 13.10.03, anch’esso scaricabile).
Infine, l’Ufficio Tecnico comunale accogliendo istanza delle società, “sanava”, in data 10 ottobre 2003, a norma di legge, (ex art.13 L. 47/1985) le “opere abusive”, pagando la sanzione di 1.033,00 euro (massimo edittale) e le autorizzava, sino alla data del 19.12.2003. Gli imprenditori, peraltro, hanno già presentato richiesta di proroga anche di questo termine.
La vicenda si intreccia con le polemiche di questi giorni sulla gestione della Riserva delle saline di Trapani e Paceco. Vedi La Sicilia del 23 settembre, nonchè con la disponibilità dei DS di Paceco alla riperimetrazione (in minus) dell’intera area protetta. L’area in questione, conseguentemente, potrebbe anche “uscire” dalla Z.P.S.
In conclusione desideravamo sottolineare alcuni concetti, anche per il fatto che dall’uscita del nostro articolo del 15 settembre ad oggi, ci siamo trovati difronte diverse “contestazioni” in merito ai contenuti dello stesso.
Primo. La finalità del sito è proprio quella di aprire “Una finestra sulle informazioni celate“. Ciò si può ottenere, secondo noi, con la pubblicazione on line, e spiegazione, quando necessario, di quanto affisso sull’albo pretorio comunale. Un albo che ha una finalità pubblicistica ma che è, in realtà, uno sconosciuto.
Secondo. Non desideravamo fare alcun attacco “personale” ad alcun imprenditore locale del quale apprezziamo, sinceramente, lo spirito d’iniziativa, la capacità di creare economia, posti di lavoro ecc ecc. E’ tuttavia chiaro che, come ambientalisti, non potevamo, e non dovevamo, per onestà intellettuale, sottacere, a quello che era, al momento dell’estensione dell’articolo “incriminato”, un “abuso edilizio” (piccolo o grande, non siamo tecnici da poter giudicare). E’ nota la posizione di Legambiente sugli abusi edilizie e contro i condoni.
Oggi esprimiamo soddisfazione per la positiva conclusione della vicenda, ovvero l’accertamento della compatibilità ambientale degli impianti, l’impegno della S.C.S. srl alla rinaturalizzazione dell’area a fine occupazione (prevista al termine del 2004) e la regolare autorizzazione dell’Ufficio Tecnico comunale all’istallazione degli stessi. Siamo di fronte, quindi, al pieno rispetto delle regole, e di regole uguali per tutti.
Abbiamo fatto, quindi, all’epoca, informazione, e informazione facciamo, oggi. Nulla di più.