Una sfida per il diritto di pensiero
TRAPANI – L’impegno civico a tutela dei diritti è un dovere di tutti i cittadini – La vicenda del divieto di espressione del pensiero tramite il mezzo del “volantinaggio” – Un semplice cittadino, Natale Salvo, che “sfida” il Sindaco Girolamo Fazio – L’impegno di un anno, per ottenere riconosciuti i diritti Costituzionali.
Chi è Natale Salvo?
E’ un normale cittadino, un normale lavoratore, come tanti, ma che, diversamente da tanti, ha deciso di inserirsi nella “res pubblica” per controllare e stimolare, i professionisti della politica cittadina. Un uomo che ha detto basta al leggere sui giornali ed al parlare, improduttivamente, al bar di sperperi, incapacità amministrativa, cura degli interessi dei pochi, di diritti calpestati.
Un uomo, che come tanti, nel 2001, con la presa del “potere” da parte del Presidente Silvio Berlusconi, ha visto un pericolo per la Libertà, la Giustizia, la Democrazia. Un uomo, pertanto, che ha “risposto” decidendo di impegnarsi in politica direttamente, con la propria faccia, come si auspica che facciano altri. Ha fondato un’associazione (Una Città per tutti), ora affiliata a Legambiente, che si batte per una reale maggiore vivibilità della Città. Si è candidato, nelle Elezioni comunali 2001, per dare il proprio, pur piccolo, contributo al candidato sindaco del centro-sinistra Vito Corte.
La “battaglia” per il “volantinaggio” è stata uno dei Suoi primi impegni politici. Un impegno che cui ha dedicato tempo e costanza, iniziato il 7 dicembre 2002 e giunto ad un risultato, parziale, ma comunque apprezzabile, solo il successivo 27 novembre 2003.
Esattamente. E’ stata una dura “battaglia”, contro la testardaggine e, per certi versi, l’arroganza del Sindaco di Trapani.
Secondo qualcuno, che magari vanta ben più urgenti problemi di sopravvivenza, questo Suo impegno, forse, potrebbe essere stato un’inutile spreco di tempo,
Io ritengo assolutamente di no. Il mio è stato un impegno civile per l’affermazione dei diritti e della legalità, e, pertanto “mai” un tale impegno può essere ritenuto uno spreco.
Cosa ha scaturito questa Sua, vera e propria, crociata?
Il 7 dicembre 2002, come presidente di Legambiente Trapani, presentai, come da previsione di legge, comunicazione al Sindaco di Trapani, avvocato Girolamo Fazio, per svolgere un volantinaggio a supporto del “lancio” della campagna nazionale “Mal’aria”. Con poche, ma pesanti, parole il sindaco di Trapani ce lo vietò. La frase di rito fu “E’ autorizzata la manifestazione ad esclusione di qualsiasi volantinaggio”. Ma la manifestazione era, per l’appunto, esclusivamente un volantinaggio. Pertanto il Sindaco, in pratica, ci vietava “la” manifestazione.
Com’era possibile questa condotta da parte del Sindaco di Trapani?
Dopo i primi momenti di stupore, e di rabbia, abbiamo approfondito l’argomento e abbiamo scoperto che la materia era regolata da una delibera del Consiglio comunale di Trapani, la numero 42 del 22 marzo 2000, che, in sostanza, vietata “qualsiasi forma di volantinaggio” in tutto il territorio cittadino, eccetto le Frazioni, Rione Cappuccinelli, Rione Palma, Fontanelle Sud e Villa Rosina. Il provvedimento prendeva la propria “ratio” dalla volontà, da parte dei Consiglieri, di tutelare il “decoro, la pulizia e l’immagine della città.
Perché Lei non condivideva quel provvedimento, e la testardaggine del Sindaco nell’applicarlo?
Perché, secondo noi, vi era un diritto “superiore”, costituzionalmente tutelato, da ben due articoli della Costituzione Repubblicana. Il diritto di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione” (art. 21 Costituzione), e quindi anche col “volantinaggio”. Ed il diritto a “riunirsi pacificamente e senz’armi”, diritto limitabile esclusivamente “per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (art. 17 Costituzione) e quindi, non certo limitabile a difesa della “pulizia”.
Allora che fece?
Per prima cosa scrissi al Sindaco di Trapani, l’avvocato Girolamo Fazio. Gli spiegai che, secondo me, col Suo atteggiamento, stava violando la Costituzione Italiana. Gli proposi, pure, al fine di venire incontro anche alle esigenze, pur rilevanti, di tutelare il decoro cittadino, di permettere che la distribuzione dei volantini avvenisse solo “tramite consegna diretta del volantino nelle mani del destinatario del messaggio” (per come avveniva a Milano, con delibera del Consiglio comunale n. 118 del 6 novembre 2000). Ma non ci fu nulla da fare. Il Sindaco neanche si degnò di rispondere.
Lei, però, non si diede per vinto.
Esatto. Anzi, tutto il contrario. Risposi con un sferzante comunicato stampa, nel quale dichiaravo che non mi piegavo “ad un illegittimo ordine di un Sindaco che si dimostra, con questo atto di diniego, contro la libertà di pensiero e di manifestazione dello stesso, dimostrando il vero volto della, cosiddetta, Casa delle Libertà delle destre”. Invitando, Sindaco e Consiglio, a voler rettificare ed integrare, immediatamente, la delibera n. 42/2000, “prevedendo la possibilità di volantinaggio, in ogni luogo della Città, per i messaggi politici, sindacali e di interesse sociale”, mi “autodenunciai”, proclamando che avrei disubbidito a quell’atto illegittimo, per tre domeniche consecutive, il 9, il 16 ed il 23 febbraio 2003, distribuendo volantini politici in via Sorba, angolo Via Fardella. Anche nell’occasione, è ovvio, chiesi l’autorizzazione al Sindaco che, il 5 febbraio, me la vietò. Io disubbidii provocatoriamente. La sfida ebbe grande scalpore ed ampia “copertura” da parte dei “mass-media”, locali e nazionali. L’emittente trapanese Telesud3 trasmise una mia intervista; il Giornale di Sicilia, lunedì 10 febbraio, pubblicò un articolo, con foto, sulla manifestazione di protesta. Un’ampia “finestra” apparve, pure, sul quotidiano La Repubblica di venerdì 8 febbraio 2003, che, sotto il titolo “La polemica. Trapani, il Sindaco vieta i volantinaggi. I Comunisti si autodenunciano” scrisse “I Comunisti contro il Sindaco di Trapani, Girolamo Fazio, accusato di aver vietato il mezzo del volantinaggio per manifestare le proprie idee … I Comunisti di Trapani annunciano che disobbediranno all’illiberale ingiunzione”.
La vicenda approdò, anche all’ARS, il parlamento siciliano.
Si. Pensai di intraprendere, in opposizione alla condotta del Sindaco, anche la via “istituzionale” e predisposi una interrogazione che il deputato regionale, on. Salvatore Morinello, rappresentante del Partito dei Comunisti Italiani – a cui all’epoca aderivo – presentò il successivo 12 febbraio ( interrogazione n. 1037 “Chiarimenti in ordine alle modalità dell’attività di volantinaggio a Trapani” ). L’onorevole, nel citare la vicenda, chiese, al Presidente della Regione ed all’Assessore agli Enti Locali di “prendere gli opportuni provvedimenti chiarificatori e/o correttivi”. Morinello, annunciò pubblicamente l’interrogazione con un comunicato stampa, nel quale dichiarava “sta diventando una specie di … sport nazionale disattendere la Costituzione italiana, Ed il Sindaco di Trapani, Girolamo Fazio, non è secondo a nessuno in questa esecrabile pratica” ed aggiungeva una sferzata “Mi fa specie che ad emanare un tale provvedimento lesivo della libertà d’informazione sancita dall’articolo 21 della Costituzione, sia un politico che è anche un avvocato e dovrebbe ben conoscere i codici di qualunque natura, a cominciare dai dettami costituzionali”.
Ci furono delle risposte, a questo punto, da parte del Consiglio Comunale di Trapani?
Furono continuamente, da me, sollecitate. Finché giunsero, sia pure da posizioni politiche inattese. Nell’aula consigliare di Trapani, si poté assistere ad un “infuocato” intervento del capogruppo di Forza Italia, Francesco Briale, il quale attaccando la condotta del proprio Sindaco, il forzista Fazio, invocava la Libertà di espressione e il rispetto della Costituzione. Si dovette attendere, poi, il 14 aprile 2003, affinché il Consiglio, ad unanimità, approvasse un ordine del giorno (atto n. 71), proposto dal capogruppo dell’UDC, Giuseppe Carpinteri, nel quale si invocava l’Amministrazione comunale affinché fosse data attuazione ad “un intervento correttivo che permettesse legittimamente ai partiti politici, ai sindacati, alle associazioni senza fini di lucro di diffondere propaganda e/o informazione socio-politica senza alcuna limitazione se non quella di consegnare i volantini nelle mani dei cittadini (e non quindi sui parabrezza delle auto in sosta, per esempio)”.
Finalmente, il Sindaco, con le spalle al muro, ammise il proprio errore d’interpretazione della delibera consiliare n. 42/2000 e aderì alle richieste che pervenivano da tutte le parti politiche?
Neanche per sogno. Con la propria solita testardaggine ed arroganza, il Sindaco-avvocato di Trapani si mise “contro tutti” e dispose una propria ordinanza sul volantinaggio ( la n. 109 del 30 maggio 2003) che, scomodando pure gli aspetti “igienico-sanitari” da “imputare” al “volantinaggio libero” e che arrecavano, secondo lui, “effetti pregiudizievoli” sulla Città, ribadiva le limitazioni al volantinaggio: il volantinaggio “esterno” era consentito in tutta la Città, all’infuori della parte più rilevante della stessa, il Centro Storico, le centralissime Via G.B. Fardella e Corso Mattarella ecc.
Quindi, secondo il Sindaco, in Centro esistevano degli effetti pregiudizievoli dal punto di vista igienico-sanitario per il volantinaggio, mentre in Periferia, questi mancavano.
Esatto. Il Sindaco richiese ed ottenne, dall’ing. Eugenio Sardo, dirigente dell’8° settore del Comune, per avvalorare la propria tesi, una pretestuosa relazione che attestasse proprio questo. Non capisco quale differenza, dal punto di vista igienico, possa riscontrasi tra un volantino caduto per terra nel Centro o un altro caduto in Periferia. E c’era un altro aspetto della nuova ordinanza sindacale che mi apparve ridicolo. Il Sindaco Fazio giungeva a “consentire” il volantinaggio “mediante deposito nelle caselle postali intestate ai destinatari purchè collocate all’interni degli edifici”. Ma il Sindaco a che titolo poteva disporre in merito alle nostre caselle postali. Pensava di essere, pure, il nostro padrone di casa?
La vicenda, tuttavia, non finisce, per fortuna, così.
No. Fortunatamente per il diritto alla Libertà di espressione, no. Noi continuammo nella nostra opera persuasiva nei confronti dei Consiglieri comunali. Si giunge, così, al 13 novembre 2003, seduta n. 57 del Consiglio, quando, il consigliere Ninni Passalacqua, dei Democratici di Sinistra, presenta una “mozione di indirizzo” sul tema del volantinaggio. La mozione, controfirmata per approvazione, da tutti i 21 consiglieri presenti in Aula, afferma che, con riferimento all’ordinanza n. 109/03, “il Sindaco non ha ottemperato agli impegni che l’intero Consiglio comunale, con apposito ordine del giorno del 3 aprile 2003, gli aveva indicato in riferimento alla pubblicità tramite volantini promossa da partiti politici, sindacati ed associazioni senza scopo di lucro”. Continua, il prof. Passalacqua “considerato gli articoli 17 e 21 della Costituzione che disciplinano la materia della libera espressione del pensiero”, si chiede che il Sindaco “ottemperi a quanto il Consiglio comunale ha deciso”.
L’epilogo. Il Sindaco, finalmente, capitola ed emette una nuova ordinanza che rettifica, nel senso richiesto da Lei e dall’intero Consiglio comunale, quella precedentemente emessa.
Si. Quasi. Il 27 novembre 2003, il Sindaco di Trapani, avvocato Girolamo Fazio, emette la nuova ordinanza n. 262. Con tale atto Fazio risponde che “…la sollecitazione può essere parzialmente soddisfatta …la preclusione … non opera per l’attività di volantinaggio promossa da partiti politici e da sindacati”. Egli, comunque, aggiunge un sempre intimidatorio “a condizione che vengano osservate le norme di legge in materia”. Restano, tuttavia, le preclusioni al volantinaggio per le associazioni senza scopo di lucro (esempio Legambiente), benché, anche per esse, il Consiglio avesse unanimemente richiesto la liberalizzazione.
E perché le associazioni, come Legambiente, non possono, secondo il Sindaco Fazio, aver diritto alla espressione del loro pensiero col mezzo del volantinaggio?
Le risponde lo stesso Sindaco, nel testo dell’ordinanza 262/2003. “La mancata inclusione delle associazioni senza fini di lucro è giustificata dalla mancanza di giustificazioni di ordine istituzionale, tenendo anche conto della molteplicità delle associazioni che agiscono sul territorio”. Come a dire “alla faccia del pluralismo!”. Siccome queste Associazioni sono molte, non hanno diritto di parlare, di divulgare le proprie idee, di stimolare le Amministrazioni a fare qualcosa per la propria Città, di concorrere democraticamente a determinare la politica cittadina.
Che insegnamento si può ricavare da questa battaglia, da questa esperienza?
Io auspico una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, la richiesta di una sempre maggiore trasparenza amministrativa, per permettere, un maggiore controllo degli atti. Nel mio caso, la partecipazione, il controllo, la perseveranza, ha permesso la tutela di un diritto politicamente rilevante. Finiamola di delegare la politica solo ai politici di professione. Non crediamo nelle figure individuali dei Leader, ma nelle idee, nell’impegno collettivo. La delega ai Leader prefigura dei grandi pericoli per il Popolo.
Leggo, in questi giorni, “Il leader ed il dittatore” (Luciano Cavalli, Ideazione Editrice, settembre 2003).
“La generalità degli uomini, per scarsa capacità di pensare e agire in base a riferimenti astratti, cerca la rassicurante concretezza che può venire soltanto dalla identificazione di essi con chi ne è più credibilmente portatore”. “La massa crede alla rappresentazione che il Leader dà dei fatti… con la personalità del leader e le sue risorse personali, a determinare questi sviluppi, concorre l’uso di pubbliche risorse … gli apparati di influenza (come, oggi, la Tv) e l’azione di governo … grazie all’uso coordinato delle molteplici risorse … fa sì che quel Leader possa … non soltanto dettare o forgiare i comportamenti collettivi … ma … orientare gli atteggiamenti individuali socialmente, e soprattutto, politicamente rilevanti”.
Oggi si troviamo, col sistema dell’elezione diretta del Sindaco, del Presidente della Provincia ecc, per l’appunto, in un “democrazia monocratica plebiscitaria”, che si contrappone alla collegialità della decisione, assegnando delle “responsabilità univoche ad un singolo”. Tale enorme potere “può comportare che gli uomini al comando cerchino di far prevalere il loro interesse privato sul bene pubblico, a danno della restante parte”.