La sera del 5 ottobre un temporale si è abbattuto dentro le case dei trapanesi, un frastuono proveniente dal secondo canale Rai, chiamato “Anno Zero“ – trasmissione curata dal giornalista Michele Santoro -. Un nubifragio in mezzo un ciel sereno fatto di mille reality con pupe ignoranti e politici deludenti, colti imbarazzanti e indulti deridenti, destra irriverente e sinistra inesistente che invadono, ma senza troppo dispiacere, menti stanche di una quotidianità senza confini affini.
I Trapanesi abituati ad un sussulto al cuore per un semplice elogio offerto da un cronista forestiero dopo l’ennesima regata, adesso rimangono scossi dai brividi di un reportage su alcuni uomini di una citta’, che galleggia di vele ma che affonda di indignazione.
Creatore del servizio rumoreggiante, il giornalista Stefano Maria Bianchi, reclutato nell’esercito di Santoro ai tempi di Sciuscià, vincitore del Premio Ilaria Alpi nel 2002 e nel 2004 e autore del libro “Geometra Cito sindaco di Taranto” e insieme al giornalista Alberto Nerazzini (anche lui fedele di Santoro) del libro e dvd “La Mafia è Bianca”. Diciamo pure che non si tratta di nessun kamikaze da quattro soldi con delega allo screditamento strumentale di turno, ma di un vero professionista.Nel reportage non è stato detto nulla di nuovo, notizie che a grosso modo già si sanno, di cui nessuno preferisce parlare, ma nonostante tutto rimangano facilmente accaparrabili su internet.
La testimonianza dell’ex Prefetto Fulvio Sodano resta l’ unica traccia non apprendibile da nessun giornale, poiché le sue lacrime non possono essere raccontate: strattonano gli animi, accarezzano i limiti , defilandosi a tutte le mezze verità che senza voce collettiva rischiano solo di crollare; il suo pianto resta il tuono più forte della tempesta.Nel discusso servizio riguardante la nostra città, disperatamente, Bianchi cerca delle risposte dal
funzionario dell’Agenzia del Demanio Francesco Nasca ma ottiene solo insulti pesanti ed una aggressione (all’epoca dei fatti intervennero i carabinieri); chiede in due occasioni un intervista al Senatore D’Alì, ma l’ex Sottosegretario alla prima richiesta rifiuta e alla seconda scappa. Ma anche in questo caso il povero giornalista viene ostacolato da un signore che gli dice di
«non fare lo str…. e la testa di ca…!».
Tutto questo solo perché un onesto giornalista cerca di svolgere ottimamente il suo lavoro? Poi ci si chiede perché mancano i giornalisti d’inchiesta a Trapani!
Ma poi perché il Senatore scappa e non risponde alle domande?
Dopo la bufera, nei giorni seguenti in città non si è parlato d’altro. Tante le prime repliche sulla carta stampata: da evidenziare quella dell’editore Ignazio Grimaldi, che in una lettera destinata a Santoro, pubblicato sul suo giornalino free, afferma che Trapani è stata offesa, che lui stesso si sente umiliato e che la puntata in questione ha soltanto l’effetto di diffamare un’intera comunità e di creare una reazione negativa.
Non sappiamo che puntata abbia visto il signor Grimaldi ma certamente Trapani non è né il Senatore D’Alì, né il geometra Nasca, né il latitante Messina Denaro.
Ci sentiamo offesi e umiliati anche noi, ma non dalla trasmissione, ma da tutti quei soggetti si rifiutano di chiarire le loro posizione pubblicamente, preferendo oltraggiare, fuggire, piuttosto che discutere.
Sono passati parecchi giorni e a Trapani il sole è tornato. Quel temporale ormai resta un ricordo lontano, settimanalmente si è spostato in altre città con uguali e diverse realtà. La quiete si è ristabilita, ma un eco ancora come una farfalla sbatte tra le mura della città, riducendosi giorno dopo giorno di tonalità: il grido disperato dell’ex prefetto Sodano, «Spero solo che si cambi».Ma purtroppo l’indifferenza della tranquillità preferisce rimanere sorda.