Strade del Vino: Una crisi di risultati
TRAPANI, 10 APR – «Ma quali sono i fattori di criticità, quelli che hanno contribuito a determinare un “successo frenato”?». E’ quanto si domanda il “Quotidiano di Sicilia”, sulle sue rosee pagine, lo scorso 21 febbraio, in un’inchiesta firmata da Claudia Calò.
L’articolo torna alla ribalta dopo la recente delibera della giunta municipale di Trapani [ne parliamo qui: LA GIUNTA CI RIPROVA: FUORI DALLE STRADE DEL VINO] che esprime la volontà di voler recedere dall’associazione con la “Strada del vino Erice Doc”.
«Secondo lo studio condotto da Paola Casavola, ricercatrice della fondazione RES, gli imprenditori avrebbero indicato, fra le cause di un successo frenato, anche l’assenza di politiche che possano far decollare il cosiddetto turismo del vino».
«Lo studio – prosegue l’articolo del QdS –, oltre aver rilevato che una concentrazione di aziende vitivinicole nel nord-ovest della Sicilia (il 53% della produzione di vino siciliano si snoda proprio nel trapanese), ha osservato che le ricadute sul territorio sono rimaste pressoché limitate».
Nel trapanese sono 51 gli ettari di terreno coltivati a vigneti (contro i 24 di Agrigento, i 15 di Palermo, i 7 di Caltanissetta e i 10 del resto della regione).
«Malgrado l’istituzione delle “strade del vino” – prosegue l’inchiesta – , in base alla Legge regionale n. 5 del 2 agosto 2002 [QUI LA LEGGE], l’organizzazione di un certo numero di eventi legati a degustazioni e visite, il turismo del vino, a detta degli stessi imprenditori, è sostanzialmente assente».
«Le 12 Strade del Vino – spiega alla giornalista Aurelio Coppola, della Federazione Strade del Vino – mantengono, infatti, problemi operativi: non basta fare la segnaletica se poi non si coordina e struttura un dialogo fra cantine, che restano chiuse la domenica, e ristorazione, musei, servizi di accoglienza e trasporti pubblici. Infine manca un’offerta turistica in chiave internazionale e promozione all’estero».
Musei aperti? Servizi di accoglienza funzionanti? Trasporti pubblici accessibili? E dove?
Insomma sembra proprio, a leggere l’inchiesta, che i finanziamenti della legge 5/2002 siano serviti a tutt’altro, piuttosto che lanciare il turismo in regione: a far lavorare imprese di comunicazione vicine (chi cura il sito web delle “Strade del Vino Erice Doc” [QUI LINK] e come è stata scelta, ad esempio?) o a far gestire servizi di prenotazione turistica con sistemi poco trasparenti e con personale in possesso di contratti poco confacenti alla realtà.