Delle problematiche legate allo sviluppo del Porto e possibile parlarne coi politici o con i tecnici. Noi abbiamo preferito parlarne col cap. Carlo Figliomeni, vice-presidente di un’impresa portuale, la S.C.S., consigliere Assindustria settore trasporti, componente la Commissione consultiva portuale.
«L’evento della Coppa America ha bloccato l’operatività delle banchine, per diversi mesi – ci dichiara subito –. Penalizzandoci fortemente per il traffico portuale, che si è ridotto – lo si accerta dalle statistiche – più della metà.
Delle quattro società di navigazione containers ora ne è rimasta solo una. Le altre si sono trasferite definitivamente altrove, anche a Palermo. Negli anni successivi il traffico non si è potuto più ripristinare perché dopo che una Compagnia lascia un porto e si attrezza in un altro porto difficilmente torna indietro».
L’Autorità Portuale ha delle responsabilità nel calo del traffico? In particolare nella riduzione dell’operativa di 70 metri della Banchina Isolella, l’unica idonea al traffico containers?
«Nel 2005 hanno stabilito che venissero istallate le “vie di corsa” per consentire che i travel-light potessero movimentare le imbarcazioni dei team. Di conseguenza è stata fatta una palificazione consistente.
Dopo che l’America’s cup questa struttura è rimasta lì, perché c’è una spesa enorme per poterli togliere. Se ne poteva fare a meno. Io personalmente sono stato a Malmoe, dove si sono svolti gli acts prima di Trapani, e quello stesso lavoro veniva fatto attraverso le gru e Trapani dispone di gru migliori – senza ombra di smentita – di quelle di Malmoe».
Certuni dicono che le tariffe dei servizi portuali di Trapani sono troppe care e che questo limita lo sviluppo del Porto.
«Da quando abbiamo iniziato a svolgere il servizio di trasporto containers abbiamo mantenuto la stessa tariffa, che sia aggira sulle vecchie 100.000 lire a containers. Da una verifica dei costi degli altri Porti risulta che, ad esempio, nel Porto di Palermo un containers costa oltre 92 euro per lo sbarco».
Ma Figliomeni aggiunge e denuncia «Non sappiamo il costo totale del servizio che ricade, tuttavia, all’Utente finale, perché noi non abbiamo, purtroppo, un contratto diretto con l’Utenza ma attraverso l’Agenzia Marittima (della Trident Group, NdR)».Lo stesso Trident Group della famiglia Panfalone, attraverso la Egusemar, vuole ora “scavalcarvi” ed ottenere direttamente la “licenza” di Impresa Portuale. Un’occasione di maggiore concorrenza?
«Sicuramente metterebbe a rischio la possibilità di mantenere i posti di lavoro al personale delle due attuali Imprese Portuali. Soltanto questo potrebbe essere il “vantaggio” perché per quanto concerne le tariffe abbiamo già detto che sono meno care degli altri Porti. Peraltro la Trident si è allargata moltissimo nei servizi portuali: la maggior parte della merce che viene movimentata nel porto di Trapani transita attraverso loro. Se loro riescono ad ottenere la licenza portuale bypasserebbero le altre Imprese operative professionalmente da anni, non creando maggiore concorrenza ma solo un ritorno personale».